La Riparazione per Ingiusta Detenzione
È disciplinata dagli artt. 314 e ss c.p.p.
Può ottenere l’indennizzo per ingiusta detenzione chiunque, precedentemente sottoposto a misura cautelare personale, che sia stato successivamente prosciolto con sentenza irrevocabile purchè non abbia dato corso alla custodia cautelare precedentemente subita con dolo o colpa grave.
Il legislatore non ha codificato quali siano le condotte di dolo o colpa grave che possano aver dato corso alla applicazione o alla permanenza della misura così che è stata la Giurisprudenza a dover individuare i criteri da cui desumere i connotati soggettivi di dolo e colpa grave quali:
– l’aver rilasciato dichiarazioni mendaci
– l’essersi avvalso della facoltà di non rispondere in tal modo omettendo di riferire circostanze utili agli inquirenti per l’accertamento dei fatti
– l’aver posto in essere macroscopiche negligenze, imprudenze o trascuratezze, inosservanza di leggi regolamenti o norme disciplinari che abbiano determinato una situazione non voluta ma prevedibile di intervento della Autorità Giudiziaria con conseguente adozione di provvedimenti restrittivi della libertà personale.
– l’aver deliberatamente adottato un linguaggio criptico tale da essere frainteso dagli inquirenti
Nel caso di ingiusta detenzione l’ordinamento prevede un tetto massimo dell’indennizzo pari ad € 516.456,89.
La somma, che non ha natura di risarcimento danni, è comprensiva del danno emergente, del lucro cessante (mancato guadagno) e delle spese documentate.
La revisione del Processo
È prevista e disciplinata dagi artt. 629 e ss c.p.p.
È un mezzo di impugnazione straordinario utilizzabile quando
a) i fatti accertati con una sentenza irrevocabile siano oggettivamente incompatibili con i fatti accertati in altra sentenza irrevocabile
b) se è intervenuta la revoca di una sentenza civile o amministrativa avente carattere pregiudiziale rispetto ai fatti accertati nella sentenza penale
c) se dopo la sentenza emergano o sopravvengano nuove prove idonee a scagionare il condannato
d) se è accertata la falsità di atti, prove o documenti posti a fondamento della sentenza di condanna
Con la Sentenza di Revisione è riconosciuto al condannato un risarcimento del danno che non è soggetto ai limiti previsti per l’indennizzo da ingiusta detenzione.
Qualora il soggeto che abbia beneficiato di una Sentenza di Revisione abbia anche subito ingiustamente un periodo di detenzione il risarcimento per la Riparazione e l’indennizzo per la detenzione si possono sommare tra loro.